Corpo Montagna Festival

Diario di bordo

Dal 30 maggio al 2 giugno, la Casa del Parco Adamello in Val Saviore ha organizzato la prima edizione di Corpo Montagna, festival sperimentale dedicato alle pratiche outdoor collettive. Più che un festival, un condensato di riflessioni di questi primi 3 anni di gestione della Casa del Parco Adamello e del suo percorso verso la costruzione di traiettorie di futuro – anche turistico e culturale – del territorio che ci ha adottato.

Nel corso del tempo abbiamo definito comunità di desiderio quelle “aggregazioni di persone attorno a visioni e istanze condivise e che ambiscono a trovare nuove strade da intraprendere collettivamente per affrontare le sfide del nostro tempo. Persone che disegnano intenzioni attorno a desideri comuni e che attivano le energie per la loro realizzazione”, e forse più che mai le abbiamo viste all’opera in questo festival. 

Corpo Montagna Festival aveva un obiettivo chiaro e suggestivo: riflettere sul legame profondo tra il corpo, inteso come simbolo di un’umanità ricca di differenze ma con la possibilità di divenire corpo collettivo, e la montagna, vista come un luogo di aggregazione, confronto e comunità, ma anche come uno spazio dello spirito, anello di congiunzione tra sfera culturale e naturale. Abbiamo dedicato il focus di questa edizione inaugurale alle “pratiche outdoor”: andare e stare in montagna, in modo lento e condiviso, attraverso il proprio corpo e in relazione con altri corpi, in un processo di costruzione di legami e visioni.

Corpo Montagna Festival aveva un obiettivo chiaro e suggestivo: riflettere sul legame profondo tra il corpo, inteso come simbolo di un'umanità ricca di differenze ma con la possibilità di divenire corpo collettivo, e la montagna, vista come un luogo di aggregazione, confronto e comunità, ma anche come uno spazio dello spirito, anello di congiunzione tra sfera culturale e naturale.

Il programma di Corpo Montagna ha proposto circa venti attività e incontri distribuiti nell’arco di quattro giorni. L’intuizione che ha gemmato questo festival è nata da un segno, attorno al quale il gruppo di lavoro di Avanzi e Casa del Parco che l’ha progettato ha innescato una riflessione. Il profilo della montagna, stilizzato come se fosse una incisione rupestre, proprio in questa “Valle dei Segni” che è la Valle Camonica, richiama la morfologia dell’impulso elettrico cardiaco, alla base della vita, e contemporaneamente l’onda sonora, la propagazione acustica.

Quindi quattro elementi di fondo: la montagna, il corpo umano, il suono e la parola. Attorno a queste prime due parole chiave abbiamo costruito il palinsesto. Trekking, arrampicata, yoga, corsa in montagna, equitazione, attività per bambini, bagni di foresta. E poi la parola nelle talk: attorno al rapporto tra cambiamento climatico e territori fragili, nel confronto tra corpi non convenzionali e sull’uso del corpo come strumento di scoperta e di relazione con il mondo, il confronto su nuovi modelli di turismo di senso nei territori fragili, e la voce forte dell’attivismo, di chi utilizza il proprio corpo come strumento di resistenza verso forme estrattive di sviluppo della montagna. Il suono è quello del ghiacciaio dell’Adamello e la musica come innesco di aggregazione, divertimento e convivialità, nello spirito delle tradizionali sagre di paese, con il mercato finale delle aziende agricole della valle, per raccontare cos’è oggi l’agricoltura di montagna.

L’accoglienza da parte del pubblico per questa prima edizione è stata entusiasta e calorosa. Ci sono diversi modi per valutare l’esito di un festival, ma l’elemento chiave per noi e di maggiore soddisfazione è stato riuscire a coinvolgere tutta la Valle, e chi ha partecipato ha accettato questa sfida di “festival diffuso”. Le (poche) strutture ricettive presenti a Cevo e nei dintorni hanno registrato il tutto esaurito, gli esercizi commerciali hanno proposto offerte dedicate, e le persone si sono mosse su e giù per le montagne anche in modo autonomo,  oltre a partecipare con entusiasmo alle attività organizzate, per scoprire il territorio. Siamo felici che  il primo impatto sia stato per Cevo e la Val Saviore, e di essere riusciti a essere una piattaforma di attivazione e redistribuzione di flussi.

Abbiamo proposto un approccio lento e “politico” di fruizione della Valle e ha funzionato, e forse innescherà processi di ritorno, magari in modo aggregato, tra persone che si sono incontrate al festival o che hanno trovato qui un ambiente accogliente e familiare, perché si torna sempre nei luoghi in cui si sta bene. 

Insomma, abbiamo la sensazione che sia stata una prima edizione a cui ne seguirà una seconda, e speriamo molte altre. Con riconoscenza verso chi ha scommesso insieme a noi di Avanzi e Casa del Parco, in primo luogo la comunità che ci ha accolto, i Comuni di Cevo e di Saviore dell’Adamello, il Parco dell’Adamello e Comunità Montana di Valle Camonica, per il contributo a supporto, Patagonia e il suo Worn Wear, la struttura mobile di riparazione di capi tecnici usati di tutte le marche e in modo gratuito, per riflettere sul riuso e sull’economia circolare e infine Meraki.Desideri Culturali e Magma Impresa Sociale, per l’ispirazione e la diffusione che hanno contribuito al successo dell’iniziativa.

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