In cammino

Diario di bordo

Gli alpinisti le chiamano sfide, o addirittura, nella storia delle scalate del Novecento, “problemi”, a sottolineare l’enorme difficoltà tecnica e organizzativa che ogni spedizione verso una via mai aperta o verso una vetta sconosciuta portava con sé. Per spostare i limiti, per mettersi alla prova, ma soprattutto per esplorare le terre alte, i confini, se stessi.

Quando due anni fa abbiamo iniziato questo sentiero, intraprendendo l’esperienza di gestione diretta di uno spazio come innesco di energia territoriale alla Casa del Parco Adamello di Cevo, non sapevamo sarebbe stato né così bello, né così difficile. Come spesso accade a chi va in montagna.

Giorni di studio prima di una nuova spedizione (nel nostro caso mesi), analisi delle tracce e dei passaggi possibili, previsioni meteo (o di contesto socio economico, fuor di metafora), mappatura del rischio che ogni esperienza di questo genere porta con sé, la preparazione dei materiali e pure degli amuleti. Abbiamo fatto tutto questo prima di partire per questa nuova esplorazione che abbiamo chiamato Avanzi Discover, la società di gestione della Casa del Parco, che è stata fondata con l’obiettivo di riattivare spazi dismessi, riempirli di senso e di valore sociale e culturale e poi restituirli alla comunità cui appartengono, come patrimonio materiale e immateriale e vantaggio dello sviluppo economico delle aree di media montagna. Abbiamo scelto di farlo in forma di impresa, che è piuttosto controintuitivo in aree laddove le imprese chiudono, le economie muoiono, la gente migra, i servizi si spengono. Eravamo – e siamo fermamente convinti – che fare impresa in area interna sia la traccia giusta da seguire, perché il lavoro – di senso – è la prima leva in grado di risollevare i destini di questi territori. Anche se quel mercato dice che occorre reinventare il senso dell’impresa come veicolo, per poter stare in piedi.

Esplora nel senso più intellegibile, ma anche esplora come strumento di conoscenza e curiosità, come impulso irresistibile alla scoperta.

Come ogni nuovo cammino, la realtà non è mai come te la immaginavi. Chiudiamo così il secondo anno di gestione con risultati non sempre allineati alle aspettative, ma con esperienze umane ancora più dense e potenti. Tornando alla metafora, abbiamo fatto meno strada di quanto pensassimo, con più difficoltà di quanto ci dicessero le mappe, ma convinti di essere su una buona rotta, e oggi consapevoli ancora di più del carattere sperimentale che ha tutto questo e del fatto che la vetta è lontana, ma è ancora lì davanti a noi. L’equilibrio tra valore sociale (che per noi è in sintesi la costruzione di relazioni di senso, attraverso la leva culturale che passa dalla montagna come luogo privilegiato per decentrare lo sguardo e ripensare il nostro stare al mondo) e valore economico (il motore che ci permette di essere autonomi nelle scelte, provando anche ad offrire servizi di mercato – ricettività e piccola ristorazione – laddove il mercato è fragilissimo o inesistente, creando lavoro, reddito, fiscalità, indotto) è un equilibrio precario, come un sentiero scivoloso ed esposto (l’immagine nella mia mente è il tratto delle Creste dell’Ignaga, e chi ci è passato intuisce il perché, sull’Alta via Numero 1, che passa proprio sopra le nostre teste in alta quota attorno al massiccio dell’Adamello, il trekking più bello d’Italia a mio parere, ma sono di parte).

 

La vita è ciò che succede mentre pianifichi la vita (credo sia di John Lennon) e allo stesso modo la Casa del Parco è quello che succede mentre pianifichi la Casa del Parco (ma credo valga per buona parte della rigenerazione territoriale).

E così continuiamo a camminare, dopo due anni di cui stiamo proprio in queste settimane valutando i primi impatti, convinti che le tre parole su cui abbiamo incardinato la nostra presenza continuino ad essere di ispirazione.

Esplora: la Casa del Parco Adamello nasce e resta un punto di accesso per l’esplorazione di una porzione di Parco di altissima qualità ambientale, paesaggistica, antropica e anche di grande soddisfazione per gli appassionati di montagna. I rifugi in quota, i trekking e le cime, la biodiversità del bosco, e le aziende agricole e le attività economiche che presidiano il territorio, la fruizione lenta dell’outdoor. Esplora nel senso più intellegibile, ma anche esplora come strumento di conoscenza e curiosità, come impulso irresistibile alla scoperta.

Sperimenta: tutto questo progetto nasce come una sperimentazione, e come ogni sperimentazione potrebbe andare male. Ma ciò che conta non sarà l’esito della nostra esperienza imprenditoriale, ma la capacità che avremo avuto di costruire legami, rafforzare relazioni, esplodere un capitale sociale nel tessuto territoriale della Val Saviore. Sperimentiamo linguaggi nuovi, sperimentiamo ingredienti e combinazioni, sperimentiamo direzioni culturali. A volte sbagliamo. A volte no. Sperimentare non è altro che esplorare aprendo spazi del possibile.

Incontra: siamo anche un ostello, un bar, un piccolo centro culturale. Crediamo nell’incontro non solo come forma di confronto ma come innesco di intrecci, relazioni, risonanze, una modalità dinamica di relazione con il mondo. La relazione risonante amplifica la nostra esperienza della montagna portandoci oltre una logica puramente contemplativa e appropriativa e mettendoci in una condizione di ascolto, reciprocità e apertura che permette di valorizzare la presenza e la connessione con il contesto circostante. In questo senso la montagna si configura come terreno di sperimentazione privilegiato che può generare un nuovo modo di pensare la nostra relazione con l’altro, con l’oltre, con il mondo: pensare come una montagna significa decentrare il nostro sguardo per considerare l’insieme delle relazioni che mantengono l’equilibrio ecologico di un territorio e sentirsi parte di esso.

Eco. Paesaggi in risonanza è il titolo del palinsesto culturale 2024. Con la montagna tutt’intorno, il palinsesto si propone di rintracciare i mondi possibili che mettono al centro narrazioni e visioni in cui l’umano e il non-umano si intrecciano incontrando le geografie di sempre; e vuole fare questo valorizzando l’incontro tra persone, esaltando le capacità di apprendimento del corpo, confidando e dando spazio alle potenzialità relazionali dell’ascolto e alle funzioni conoscitive dei sensi. Privilegiando quell’arte di raccontare storie in cui gli esseri umani non siano al centro, vuole coinvolgere i partecipanti, interrogandoli e rendendoli partecipi delle storie, non umane, che nascono dalla loro azione.

Dicevamo, il nostro cammino continua, guardando verso l’orizzonte ma con un piccolo passo alla volta. Sono le persone che danno forma a questo progetto ad essere la risorsa chiave che ci permette di progredire. Qualcuno entra, qualcuno lascia, e salutiamo con infinita gratitudine e riconoscenza chi ha camminato con noi fino a qui, in un viaggio che ci chiede di mettere in gioco le parti più intime di noi. Non solo il tempo, la scelta di stare, ma anche e soprattutto il corpo, e del corpo la cosa più importante: il cuore.

di Giovanni Pizzochero

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