Un anno di Biblioteca delle Resistenze Contemporanee

Diario di bordo

Il 25 aprile 2023, alla Casa del Parco, abbiamo inaugurato la prima Biblioteca delle Resistenze Contemporanee: uno spazio e una piattaforma di incontro e confronto che vuole fare dialogare il pensiero locale con il pensiero globale. 

Un anno fa, infatti, a solo dieci mesi dall’apertura della Casa, ci siamo res* conto della straordinaria sfida, ma anche della potenzialità insita, di poter osservare e agire da una posizione marginalizzata (marginalizzata e non marginale, in quanto luogo – come la stragrande maggioranza dei paesi nelle aree interne italiane –  volontariamente escluso e scartato dallo sviluppo socioeconomico urbanocentrico del nostro Paese). Le parole della filosofa argentina Amelia Podetti “La realtà si vede meglio dalla periferia che dal centro”, ad un tratto, hanno acquisito senso e significato tangibile. Abbiamo guardato per la prima volta con occhi nuovi, provando a decentrare il nostro sguardo cresciuto in città e a scoprire cosa vuol dire, veramente, osservare dalle terre alte. Non facile, da nata in provincia e cresciuta tra i centri cittadini del nord Italia quale sono.
Vuol dire decostruire e rimescolare le carte, eliminare preconcetti, smontare modelli che ormai erano insiti in me, rimettere in discussione ciò che pensavo di sapere dei luoghi in cui viviamo, riconsiderare le relazioni sociali al loro interno e prenderne consapevolezza. Ricostruire in me la complessità delle diverse territorialità, senza accettare che le narrazioni decise da pochi e interiorizzate da molti, negassero la loro natura stratificata.

La biblioteca oggi, è un servizio gratuito attivo per tutt* nei giorni di apertura della Casa del Parco: si può stare in casa a leggere, si può venire alle numerose presentazioni di libri che proponiamo, si possono prendere i volumi in prestito per trenta giorni.

In altri anni  e in altri contesti, bell hooks ha definito il margine come una posizione situata: luogo caratterizzato da oppressione e da privazione ma anche “luogo di radicale possibilità, uno spazio di resistenza”, spostando e spezzando coraggiosamente il consueto legame tra marginalità, vittimizzazione e rassegnazione. Oltretutto, come scrive Simona Miceli nella sua recensione al libro della scrittrice femminista statunitense, l’autrice non naturalizza questa relazione “perché nel margine, in quanto prospettiva teorica e visiva, può entrare anche chi non ha vissuto, a condizione di imparare e vedere”:

“Sappiamo che cosa significa essere costretti al silenzio. Certo, sappiamo che le forze che ci hanno fatto tacere, poiché non hanno mai voluto farci parlare, sono ben diverse dalle voci che dicono: parla, raccontami la tua storia. Unica condizione: non parlare con la voce della resistenza. Parla soltanto da quello spazio al margine che è segno di privazione, ferita, desiderio insoddisfatto. Il mio è un invito deciso. Un messaggio da quello spazio al margine, che è luogo di creatività e di potere, spazio inclusivo, in cui ritroviamo noi stessi e agiamo con solidarietà, per cancellare la categoria colonizzato/colonizzatore. Marginalità come luogo di resistenza. Entrate in quello spazio. Incontriamoci lì. Entrate in quello spazio. Vi accoglieremo come liberatori”. (bell hooks, Elogio al Margine, Tamu 2020)

 

Con questa rinnovata consapevolezza, esperita (un poco) e, negli stessi mesi, trovata in testi di pensatrici e femministe nere, è nata l’idea della Biblioteca delle Resistenze Contemporanee: un potenziale mezzo di aggregazione e di stimolo per cercare nuovi sguardi, nuovi punti di vista e nuove rotte partendo dalle terre alte, incrociando la dimensione territoriale con il pensiero globale. Leggere e scambiare libri come forma di resistenza ma anche e soprattutto, attraverso la tipologia di letture proposte, accendere intuizioni, decostruire narrazioni comuni, innescare cambiamenti, (ri)fare emergere saperi situati.
Dal primo giorno, infatti, abbiamo l’ambizione che Casa del Parco possa diventare un veicolo capace di aggregare e moltiplicare idee, aspirazioni e intenzioni delle comunità, trasformando il personale in collettivo, provando a riconoscere e sostenere i desideri delle persone e, di conseguenza, le progettualità collettive (tema esplorato anche nel secondo campus Generatori di cambiamento da cui prende forma “Comunità di desiderio”, la prima pubblicazione nata ed edita dalla Biblioteca delle Resistenze insieme ad Avanzi).

La biblioteca si è inserita quindi come un altro mattoncino in questa sfida indubbiamente complessa. Organizzare uno spazio (per sua natura) pubblico, in cui non solo si cerca di decostruire i nessi del binarismo locale/globale, città/aree interne, centro/periferia, identità/alterità, dominazione/emancipazione; urbano/rurale, commerciale/vernacolare, tra una città che si racconta e aree interne che vengono raccontate ma anche, come suggerisce la geografa Rachele Borghi, cercando di “trovare il modo di agire direttamente per trasformare il mondo. Non creando un nuovo paradigma ma distruggendo i paradigmi esistenti” (Rachele Borghi, Decolonialità e Privilegio: pratiche femministe e critiche al sistema mondo, Meltemi 2020)

Così, tra il massiccio dell’Adamello e le passeggiate in pineta, tra la grande storia di resistenza in Valsaviore della 45° brigata Garibaldi e la lotta odierna (vinta solo qualche giorno fa) per salvare il Lago Bianco, ha preso forma la prima biblioteca delle resistenze contemporanee (che per qualche giorno abbiamo pensato di chiamare “Futura”). Gli scaffali hanno iniziato ad animarsi grazie ad una vasta geografia di donazioni che, da diverse parti d’Italia, hanno contribuito a dare forma viva al progetto. Grazie al contributo di case editrici indipendenti (e non) come Coconino, Round Robin, Beccogiallo, Pie di Mosca, Laterza, Fandango, Il Saggiatore, Eleuthera, alla donazione di materiali della Fondazione “Giuseppe Di Vagno (1889-1921)” e a quelle di persone fisiche, giorno dopo giorno la biblioteca si è fatta spazio tra i luoghi della casa del parco.

La biblioteca oggi, è un servizio gratuito attivo per tutt* nei giorni di apertura della Casa del Parco: si può stare in casa a leggere, si può venire alle numerose presentazioni di libri che proponiamo, si possono prendere i volumi in prestito per trenta giorni. Si trovano saggi, romanzi, libri, riviste, fumetti rientranti in sei tematiche:

  • Storie di resistenza locale della Val Saviore
  • Cambiamento climatico e giustizia ambientale
  • Femminismo intersezionale, ecofemminismo e studi di genere 
  • Aree interne e montagna di mezzo
  • Scritture decolonizzate e meticce
  • Piccole e grandi rivoluzioni

 

Durante lo scorso anno, la biblioteca ha preso corpo grazie alla presentazione di numerosi volumi insieme alle loro autrici e ai loro autori. L’antropologa Michela Zucca ha presentato il suo libro “Donne Delinquenti” che, attraverso miti e leggende, racconti dall’iconografia sacra e profana, ha ricostruito la storia delle matriarche, delle streghe e delle donne “contro”: eretiche, bandite, ribelli. Giovanni Dozzini con il suo libro “Il Prigioniero Americano” ha ricostruito un pezzo della storia della resistenza del nostro paese, raccontandoci come ritrovarsi combattenti per la libertà spesso sia un caso, decidere di combattere è invece quasi sempre una scelta. Andrea Membretti ha presentato “Voglia di restare”. Indagine sui giovani nell’Italia dei Paesi” che indaga chi sceglie, ogni giorno, consapevolmente, di rimanere nelle aree interne italiane. Enrico Camanni, alpinista e profondo conoscitore della montagna e dello spirito che la anima, con il suo libro “Se non dovessi tornare” ci ha narrato gli ultimi anni dell’iconico scalatore Gary Hemming. Alesa Herero, traduttrice  di “Pleasure Activisme”, attraverso una pratica laboratoriale partecipata ha indagato insieme ai partecipanti e alle partecipanti il significato della politica dello stare bene e la gioia dell’impegno nella militanza. Alessia Lotti, in arte Alterales, ha introdotto la crisi climatica ai bambini e alle bambine con il suo nuovo fumetto “La crisi climatica esiste, non è un unicorno”. Tra le proposte più locali, Italo Bagioli ha narrato miti e leggende della Val Saviore, Tullio Clementi e Luigi Mastaglia hanno presentato “Il tempo non si è fermato” ponendo lo sguardo sulla Valsaviore: dalle valli Salarno, Adamè, Ghilarda al Passo di Campo, dal quale hanno transitato per decenni i trentini delle Valli Giudicarie nel loro itinerario migrante verso la Svizzera, gli operai della Valsaviore verso i cantieri idroelettrici della Val di Fumo e della Val di Genova e, prima ancora, i “Cacciatori delle Alpi” del colonnello Cadolini, reduci dalla battaglia di Vezza d’Oglio. Andrea Belotti ci ha raccontato la nascita, lo sviluppo e il declino dell’idroelettrico con il suo libro “Il carbone bianco della Valsaviore” E poi, Elvira Mujčić, nata in Serbia, spostata in Bosnia a Srebrenica e trasferendosi a Cevo per fuggire dalla guerra, ha presentato il suo recente libro “La Buona Condotta.”

 

Sugli scaffali e nelle voci che animano la biblioteca, troviamo storie di lotte, di nuove narrazioni partigiane, di rinnovati modi di stare al mondo sperimentando azioni di cura collettiva, di nuovi modi di abitare, di alternative possibili per relazionarsi con le comunità che abitano e con il nostro pianeta. Troviamo storie di resistenza locale e di saperi, pratiche e tradizioni. Miti e leggende di Cevo. Troviamo streghe e ribelli, prigionieri e resistenti, ecologisti, femministe e persone queer. Attraverso la biblioteca, vogliamo partire dai margini per de-marginalizzare e immaginare nuove alternative al nostro modo di stare nel mondo. 

Resistere per non assecondare i flussi della storia ma prendendoci la responsabilità della direzione in cui andiamo. Resistere per fuggire dalle logiche estrattive e provare ad essere noi, in primis, generatori e generatrici di cambiamento.

 

Carlotta Roma

Altri articoli